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Diritti Umani ed Educazionetorna su

Ha preso il via il 3 dicembre scorso il Corso interdisciplinare 2011-2012, promosso dalla Facoltà «Auxilium» sul tema Diritti umani ed educazione. Le molte vie del prevenire.La tavola rotonda dal titolo Diritti umani, prevenzione ed educazione: prospettive a confronto ha cercato di evidenziare e giustificare la relazione tra Diritti Umani ed Educazione ponendosi nell’ottica preventiva che caratterizza la Facoltà.

In questa linea, la Preside, Prof. Pina Del Core, nel saluto iniziale ha sottolineato la «necessità di avviare un approccio scientifico serio da parte delle scienze dell’educazione e della formazione al tema dei Diritti umani in quanto tale problematica solitamente viene affrontata e insegnata nella maggioranza dei casi dalle facoltà di giurisprudenza e di scienze politiche».

I relatori invitati hanno affrontato l’argomento a partire da diversi punti di vista. Il prof. Michele De Beni, pedagogista e psicoterapeuta, ha evidenziato come l’educazione si ponga in relazione all’argomento secondo tre diverse prospettive: «La difesa dei Diritti Umani, espressione di una pedagogia positiva che orienta la persona a porsi in atteggiamento di tutela del debole; la promozione dei Diritti Umani, intesa come impegno nel creare consapevolezza di ciò che comporta lo schierarsi a favore dei Diritti Umani; infine, l’educazione ai Diritti Umani, concepita come dovere di promuovere il protagonismo del soggetto il quale, aiutato a riflettere e cooperare, entra in coerente azione con le conoscenze acquisite». Secondo De Beni la pedagogia dei valori contribuisce al processo di piena umanizzazione delle persone perché è fondata sull’amore, cardine della vita umana e canale privilegiato per sviluppare i Diritti Umani. Da qui scaturisce anche la relazione tra Diritti Umani e solidarietà, quale impegno educativo nel promuovere la fratellanza tra le persone e i popoli che, in ultima analisi, diventa consapevolezza della necessità dell’interdipendenza.

«Quando si parla di Diritti Umani - ha esordito Carola Carazzone - è facile confonderli con i diritti soggettivi, oppure mascherare come diritti umani arroganze e privilegi, rivendicazioni di superfluo e semplici interessi, talvolta anche di parte». La relatrice, responsabile dell’Ufficio Diritti Umani del VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) e Presidente della stessa ONG, ponendosi dal punto di vista giuridico, ha sviluppato il concetto di universalità geografica e culturale dei Diritti Umani, mettendo in evidenza come essi travalichino ogni tipo di relativismo non essendo legati ad alcuna cultura, bensì fondati sulla comune natura umana. Problematiche molto attuali come la tortura, l’uso dei castighi corporali, la mutilazione degli organi genitali femminili, la questione degli immigrati, trovano in questo caso feconde piste di risoluzione verso le quali gli Stati vanno progressivamente convergendo. «È necessario pertanto - ha continuato la relatrice - che i Diritti Umani non solo entrino dentro l’educazione, ma si diffondano attraverso l’educazione e per l’educazione». In altre parole, non basta l’educazione ai Diritti Umani tramite la conoscenza, ma è urgente anche attivare l’educazione per i Diritti Umani nel senso di favorire nelle persone un impegno proattivo per elaborarli e interiorizzarli fino a giungere ad un reale impegno nei confronti della loro tutela e promozione.

Don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile «Ferrante Aporti» di Torino e Presidente della Federazione Salesiani per il Sociale, ha condiviso la sua esperienza sul fronte della marginalità giovanile ponendola in dialogo con l’istanza preventiva che caratterizza l’impegno educativo salesiano. Don Ricca ha sottolineato la preoccupante situazione in cui versano i minori, specialmente immigrati, in Italia. Le grandi emergenze che si stanno affrontando, infatti, sono quelle degli immigrati, con uno status sociale fragile e compromesso, e dei giovani, la generazione dei non tempi perché poveri di futuro e di prospettive per il domani. «La crisi – ha sottolineato - è spirituale. Di fronte a questo il Sistema preventivo di don Bosco ci orienta a individuare le strategie per trasformare la minaccia in opportunità».

È poi passato a indicare alcune direzioni di impegno: accogliere la realtà quale essa è con le sue risorse e fragilità senza bypassare i problemi; affrontare la questione del senso; creare reti di impegno all’interno delle comunità educative, con le istituzioni, con il territorio. «Le azioni efficaci - ha concluso - sono sempre quelle attuate insieme, in convergenza di intenti e di progetti. È necessario, però, schierarsi e prendere posizione di fronte alla realtà che ci interpella, esprimendo quell’atteggiamento ricco di speranza e di fiducia che caratterizza il Sistema preventivo di don Bosco».

 


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