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Solidarietà Salesiana durante la Guerratorna su

«Circa 20 mila consacrati/e misero a rischio la vita negli anni della Grande Guerra». È il dato attorno a cui si discute alla Tavola rotonda del 30 novembre 2016, tenutasi presso la Casa generalizia delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA), sul tema «Solidarietà salesiana durante la grande guerra (1915-1918)», organizzata dall’Istituto FMA in collaborazione con il Centro Studi sulle FMA della Facoltà «Auxilium».

 

Dopo il saluto della Superiora Generale e Vice Gran Cancelliere della Facoltà, Madre Yvonne Reungoat, presente con le Consigliere Generali, il moderatore don Giancarlo Rocca, ssp, storico, ha introdotto e inquadrato l’azione complessiva dei religiosi e delle religiose d’Italia nel corso della prima Guerra mondiale. Essa coinvolse direttamente non meno di 20 mila consacrati, molti dei quali posero a rischio la vita, e diversi in effetti la persero.

Don Francesco Motto, membro dell’Istituto Storico Salesiano e Presidente dell’Associazione Cultori di Storia Salesiana (ACSSA), nel suo intervento illustra la duplice partecipazione dei Salesiani d’Italia all’evento bellico: quella svolta al fronte o nel reparto sanità da migliaia di religiosi arruolati; e quella di quanti rimasero “a casa” a raddoppiare il proprio servizio in favore dei giovani, dei figli dei richiamati, degli orfani, dei rifugiati. Fu essenziale l’opera di sostegno spirituale e materiale del Rettor Maggiore don Paolo Albera, del Prefetto don Filippo Rinaldi, del Segretario don Calogero Gusmano, degli Ispettori e Direttori.

In seguito, l’intervento della Prof.ssa Grazia Loparco, Docente di Storia della Chiesa presso la Facoltà, presenta l’attività assistenziale a larghissimo raggio svolta dalle FMA nel corso del conflitto. Per la prima volta le religiose, fondate nel 1872, si trovarono ad operare in una gravissima emergenza nazionale come la guerra, con la conseguenza di dover adeguare il loro carisma educativo a forme inedite di intervento: in ospedali per soldati feriti o infermi, in orfanotrofi o nidi d’infanzia, in stretta collaborazione con comitati di laici e laiche, in segretariati per facilitare la corrispondenza, in attività di ogni genere per la raccolta di fondi, indumenti, oggetti utili per i militari al fronte. Decine di lettere autografe, ad esempio, scritte nell’agosto 1915, illustrano la disponibilità di molte religiose a prestarsi come infermiere, anche negli ospedali per malati infettivi, dove in genere le crocerossine non andavano (difatti tre FMA persero la vita a Torino).

La documentazione fortunatamente raccolta a fine guerra indica sia le attività locali svolte direttamente a vantaggio dei soldati, sia quelle a favore delle famiglie. In tal senso, le cronache delle comunità immettono al vivo nello sconvolgimento di ritmi di vita, di abitudini, di attività che documentano la partecipazione delle religiose alle sorti del Paese.

Nel concludere la Tavola rotonda, il Prof. Giovanni Rocca, curatore della Mostra Patria e Religione in corso a Roma, al Museo Storico del Risorgimento (Complesso del Vittoriano) dal 3 novembre 2016 al 5 febbraio 2017, ha sottolineato come la generosa e variegata partecipazione alla guerra da parte dei religiosi avviò la riconciliazione di molti Stati europei con le istituzioni di vita religiosa dopo mezzo secolo di ostilità.

La Segretaria Generale delle FMA, Prof.ssa Piera Cavaglià, ha richiamato infine l’importanza fondamentale delle fonti, poiché la conoscenza storica è direttamente connessa con i documenti disponibili. Ne consegue un appello a conservare le fonti, a non disperderle, a raccoglierle e custodirle, ma anche a produrre fonti significative, che possano dare un contributo alla ricerca. La storia dei massimi avvenimenti passa infatti anche attraverso le minime storie della vita reale delle FMA, con le loro miserie, le loro difficoltà, i loro successi e le loro realizzazioni. Così la grande storia riprende il contatto con quella “del quotidiano e del concreto”, dove la “nuova storia” ha attinto la sua migliore ispirazione. Questa pagina salesiana, a cento anni di distanza, meritava di essere conosciuta anche perché “maestra di vita” per vivere il carisma salesianooggi, alle prese con numerose e inedite emergenze.

Il video della tavola rotonda è reperibile sul sito dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

 

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