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La gratitudine parametro della grandezza umanatorna su

La convinzione che c’è un rapporto inscindibile tra educazione e gratitudine ha fatto da sfondo agli interventi durante la tavola rotonda dal titolo «Gratitudine ed educazione. Un approccio interdisciplinare» che ha inteso celebrare, lo scorso 9 maggio, la 26° Giornata della Facoltà «Auxilium».

Il momento celebrativo, introdotto dal saluto della Preside, Prof. Pina Del Core, è stato moderato dalla Prof. Antonella Meneghetti, che ha invitato a riflettere su alcuni interrogativi che si generano a partire dal binomio gratitudine-educazione: quale potenzialità educativa è insita nel “ringraziare”? quanto il “saper dire grazie” contribuisce a rafforzare i legami sociali? Quale il fondamento a livello teo-antropologico?

Gli interventi che sono seguiti hanno offerto delle vie di riflessione per rispondere e foacalizzare tale rapporto, così ricco di prospettive educative.

La Prof. Maria Spólnik, da una prospettiva antropologica, ha riflettuto sulla gratitudine come stile di vita relazionale, indicando alcune condizioni perché la gratitudine diventi modalità dell’espressione dell’essere, potenzialità che trasforma il vissuto quotidiano: saper cogliere la differenza tra creatura e creatore; divenire capaci di vivere il legame dei doni e il dono dei legami; recuperare il senso del gratuito ed educare al mente e il cuore all’apertura al trascendente.

L’intervento della Prof. Marcella Farina, si è posto in continuità sottolineando la prospettiva teo-antropologica emergenza dalla Summa Theologica di San Tommaso, il quale ha raccordato il dato biblico-cristiano con la prospettiva classica greca (Aristotele) e latina (Seneca). Ha poi posto l’accento sulla dimensione femminile, valorizzando il pensiero di Giovanni Paolo II espresso nella Mulieris dignitatem e nella Lettera alle donne, due testi in cui il Pontefice ringrazia la Trinità per il genio femminile e ringrazia la donna, tutte le donne per il fatto di essere donne, ed essere custodi del mistero dell’umano e della sensibilità per tutto ciò che è umano.

La convinzione che la capacità di essere grati richiede un intervento educativo è stata la chiave di interpretazione degli interventi delle Prof. Rachele Lanfranchi e Piera Ruffinatto, che dall’ottica pedagogica, hanno evidenziato come la gratitudine, oggetto non di insegnamento ma di educazione, ha in sé la forza di generare “vita buona”, in quanto nel dare è implicito il darsi, per cui ognuno di noi “dona e riceve”.

Se la gratitudine è virtù che si apprende per contagio, “presagio, secondo don Bosco, di un felice avvenire”, la famiglia, secondo la Prof. Piera Ruffinatto, è il contesto ottimale in cui vivere il principio preventivo non solo dell’amare i bambini, ma del fare in modo che essi si accorgano di essere amati e imparino a ricambiare, restituire il dono ricevuto. Da qui l’indicazione di alcune linee educative per educare nella famiglia e nella comunità educante, palestra di educazione alla gratitudine.

Infine, la Prof. Elisabetta Straffi ha sinteticamente presentato i risultati di una ricerca circa gli Indicatori valoriali della gratitudine, con un particolare riferimento alla psicologia positiva di Seligman, che in una visione positiva della persona cerca di far affiorare i fattori che contribuiscono al suo benessere e alla sua qualità della vita.

Le riflessioni proposte nella tavola rotonda possono essere ulteriormente approfondite valorizzando il volume curato dalle Prof. Meneghetti e Spólnik, pubblicato nella Collana «Orizzonti» della Facoltà, dal titolo: Gratitudine ed educazione. Un approccio interdisciplinare.

 

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