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Ricostruire ponti tra le generazionitorna su

Formare adulti competenti e consapevoli del compito educativo per vivere “la Rete” e “in Rete”. Lo afferma Ernesto Caffo al secondo incontro del Corso interdisciplinare

 

È un richiamo alla testimonianza per educare in Rete e prevenire i rischi e gli abusi. Consapevolezza, competenza e formazione, rafforzare ponti tra scuola e famiglia. Sono alcune delle espressioni con cui il Prof. Ernesto Caffo, Ordinario di neuropsichiatria infantile all’Università di Modena - Reggio Emilia, Fondatore e Presidente di SOS Il Telefono Azzurro, conclude, sabato 18 novembre, il suo intervento, alla Facoltà «Auxilium» di Roma. La sua relazione, «Che cosa rischi in Rete? Proteggere e tutelare i minori nel continente digitale», si inserisce, come secondo appuntamento, nel percorso del Corso interdisciplinare 2017-2018, che la Facoltà organizza sul tema: «Al principio, la Rete. Vivere ed educare in una società connessa».

È un gradito ritorno, quello del Prof. Caffo. La prolusione all’inaugurazione del nuovo anno accademico, lo scorso 8 novembre ha, in qualche modo, aperto la strada e la relazione che egli tiene nella mattinata è un approfondimento di alcuni temi dieci giorni fa solo abbozzati.

A partire da una lunga serie di dati, elaborati da Il Telefono Azzurro, un Osservatorio che da trent’anni è sulla frontiera dell’ascolto e della tutela dei bambini e degli adolescenti dall’abuso e dalla violenza, il Prof. Caffo rileva come 800 milioni di bambini e ragazzi, più di un quarto degli utilizzatori della Rete, fanno di questa lo spazio per una nuova grammatica delle relazioni, la fonte per cercare risposte a domande vitali, che gli adulti troppo spesso evadono. Attraverso la Rete, i bambini e i ragazzi non elaborano più direttamente le emozioni, ma le affidano a dispositivi esterni, costruiscono la propria identità, ricercano visibilità e consenso, socializzano e condividono, ma sono anche esposti a nuove forme di violenza e abuso.

Sono gli adulti, anche a detta degli stessi bambini e ragazzi, ad essereinconsapevoli dei pericoli che essi corrono utilizzando i dispositivi digitali. È urgente, allora, secondo Caffo che i genitori, gli insegnanti, gli educatori «facciano un passo in più. Non serve osservare, bisogna essere soggetti attivi, che cercano di trovare insieme possibili risposte, perché Internet non diventi, per la generazione presente e futura, maestro di vita».

È proprio agli adulti che spetta il compito di conoscere, ascoltare, cogliere i segnali per dare risposte, per insegnare a usare il mondo digitale, per educare ad una cultura del rispetto dell’altro.

La formazione è la grande risorsa per «riflettere insieme, tutelarsi dalla violenza e dagli abusi». Tutto questo - ribadisce Caffo - interpella anche la scuola, dove sono gli stessi ragazzi, secondo le ricerche di Telefono Azzurro, che chiedono che «si parli di più, si conosca, si apprenda per prevenire, si impari che la comunicazione nella Rete digitale non sostituisce la bellezza e la profondità delle relazioni nel rapporto reale». Gli adulti, secondo Caffo, sono chiamati a stabilire nuovi patti intergenerazionali, a ricostruire i ponti tra le generazioni, a fare insieme percorsi e a dialogare attorno alla “normalità” della Rete per diventare consapevoli dei rischi.

Tocca alla Dott.ssa Simona Maurino, Psicologa e Referente del Servizio 114 Emergenza Infanzia di Il Telefono Azzurro, a descrivere alcuni dei pericoli e dei rischi che corrono in Rete: sexting, sextortion, grooming, cyberbullismo, child abuse sexual material… È un elenco a tinte grigie, di cui è necessario però «avere consapevolezza per prevenire - sottolinea Maurino - in quanto esperienza e competenza non si equivalgono. Tutte le forme di rischio che sono presenti sulla Rete sono fenomeni relazionali, che incidono sul tessuto delle interazioni sociali». La Dott.ssa Murino, indica le modalità e sollecita a segnalare alle autorità competenti materiale per una valutazione più accurata, perché «siamo tutti utenti attivi, e non dobbiamo solo pensare, ma vivere e costruire una rete “buona”».

I numerosissimi studenti e docenti della Facoltà e di altre Università, in particolare di educatori professionali, psicologi dell’educazione, dirigenti scolastici, insegnanti di religione della Diocesi di Porto-Santa Rufina, di operatori della pastorale e catechisti, parroci e sacerdoti, religiosi e religiose, insegnanti, genitori e chiunque altro sia impegnato nell’educare giovani e adulti e sia interessato al tema, hanno riempito l’Aula Magna e gli spazi adiacenti. La pensosa attenzione, la vivace e intelligente partecipazione al dibattito sottolineano non solo l’attualità della tematica, ma anche e soprattutto l’urgenza della conoscenza, della formazione e dello studio dei fenomeni della Rete per comprenderne sempre più le interpellanze educative e le ricadute a livello antropologico, sociale e culturale, politico ed economico per la tutela in particolare dei bambini e dei giovani.

Il terzo e ultimo appuntamento del Corso interdisciplinare è previsto sabato 2 dicembre 2017. Il Prof. Pier Cesare Rivoltella, docente di Didattica e Tecnologie dell’Istruzione e dell’Apprendimento, Fondatore e Direttore del CREMIT, Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media all’Informazione e alla Tecnologia interverrà su «Il futuro della Rete». Le previsioni parlano di un web semantico (o web 3.0), quasi un cervello extra a disposizione della persona, che potrà essere consultato ed esplorato a partire dal linguaggio naturale dell’uomo. Quali i risvolti per l’educazione e quali competenze sono da promuovere e formare nei professionisti dell’educazione?

 

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