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Giornata di studio sul “Dono di sé”torna su
Il 21 marzo 2019, al pomeriggio, si è realizzato presso l'Università Pontificia Salesiana di Roma, l'incontro di studio sul tema «Dono di sé, approccio teologico, spirituale e pedagogico», organizzato dal Centro Studi Figlie di Maria Ausiliatrice e dal Centro Studi Don Bosco.
Numerosi i presenti al pomeriggio moderato dalla Prof.ssa Eliane Petri e dal Prof. Michal Vojtas, che sono stati subito coinvolti in una dinamica per proporre domande ai relatori.
Il Prof. Aldo Giraudo si è soffermato sul «Darsi a Dio per tempo» come atteggiamento di fondo della spiritualità salesiana, vissuto da don Bosco e da lui indicato sia agli educatori salesiani che ai giovani, come atteggiamento di fondo della spiritualità salesiana. L’offerta totale di sé era vissuta come risposta libera e convinta al dono totale del Salvatore, che coinvolge anche i cristiani a partecipare alla salvezza.
A seguito, l’intervento del Prof. Wim Collin che ha illustrato La spiritualità del dono nell’esperienza del Venerabile Andrea Beltrami (sdb), morto come vittima a 27 anni dopo 7 anni di malattia, accettata come vocazione e partecipazione alla missione salesiana a favore della Congregazione. Soleva dire infatti: «Né morire, né guarire, ma vivere per soffrire».
Francesca Venturelli, fma, nella sua relazione ha sviluppato la Consegna di sé senza riserve nella vita della Beata Eusebia Palomino. «In lei - ha precisato - la dimensione sacrificale è caratterizzata da una connotazione mariana molto spiccata. L’offerta della vita della giovane religiosa per l’Istituto, la Chiesa e il suo Paese, la Spagna insanguinata dalle violenze della guerra civile, è il culmine di un percorso in cui l’interesse per gli altri si era manifestato in modo spiccato sin dai primi anni. Maria è l’aiuto per poter donare veramente tutto, arrivando a Gesù, a vantaggio dei peccatori, senza “riservarsi neppure il valore di uno spillo”».
Infine, il Prof. Rossano Sala ha trattato del Paradigma del donarsi nella Pastorale Giovanile Salesiana alla luce del Sinododei Vescovi sui giovani, celebratosi nell’ottobre 2018. È emersa la necessità di passare dall’attuale “I first” e dalla domanda: “Chi sono io?”, a “Per chi sono io?”, riscoprendo il legame strategico tra servizio e discernimento vocazionale. Nondimeno occorre far affiorare le domande giuste nei giovani, creando la sana inquietudine, che porta a chiedersi: “chi devi rendere felice, per essere felice?”. Questo percorso, è scoprirsi parte di una Chiesa che serve, che vive l’amicizia come paradigma di un modo di essere nel mondo. Dalla riflessione ecclesiale attuale, ovviamente la Spiritualità Giovanile Salesiana è interpellata a rinnovarsi, guardando avanti per essere all’altezza delle attese giovanili profonde.
Agli interventi, è seguito un ricco e interessante dialogo sull’attualità del messaggio di queste figure, sulle diverse dimensioni del “donarsi” all’interno della spiritualità salesiana, che spesso si vive nell’umile “seppellimento”, nel servizio quotidiano del dono educativo. Non a tutti è richiesta l’offerta vittimale di alcune figure della Famiglia Salesiana, ma la loro testimonianza, ispirata al comune da mihi animas, ricorda a tutti questa profondità nel lavoro apostolico.
La sala gremita di Salesiani e FMA, studenti universitari e non, delle più varie nazionalità, è stata testimonianza dell’interesse riscosso da un tema impegnativo, che è alla base della fecondità dell’attività apostolica secondo il carisma salesiano.
La collaborazione tra docenti dei due Centri Studi nell’ideare e realizzare questo evento, ha messo in luce la ricchezza della comune spiritualità, in cui si condividono valori e significati, nei tratti maschili e femminili. Elemento profetico da continuare a valorizzare a vantaggio della missione e del rinnovamento ecclesiale.