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Giovani e donne per una nuova economiatorna su

Una mattinata intensa, che attraverso gli interventi di Silvia Vacca, Johnny Dotti e Maria Grazia Caputo, ha sollecitato i presenti a riflettere sul tema: «Donne e giovani per un’economia a misura di persona».

Che ci sia bisogno di qualcosa di nuovo nella società e nell’economia è ormai chiaro a tutti, anche grazie alla crisi che stiamo attraversando. L’Italia e tutto il mondo occidentale stanno vivendo un profondo cambiamento e sicuramente la sensazione palpabile oggi è quella di un certo smarrimento.

Purtroppo, a pagare le conseguenze più gravi di questa crisi sono i giovani e le donne, che vedono drasticamente diminuire le possibilità di lavoro, e l’orizzonte sembra diventare sempre più cupo. I giovani e le donne insieme rappresentano il 60% della popolazione italiana, ma in Parlamento hanno una rappresentanza bassa (le donne intorno al 18% e l’età media dei deputati e senatori è superiore ai 50 anni) e, ancora più bassa, è la loro presenza nei luoghi dove si prendono le decisioni.
Se ci si addentra nell’ambito lavorativo, è ben noto che il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è tra i più alti d’Europa, considerando anche il fatto che il precariato è l’unica forma di occupazione per l’88% dei giovani italiani. Infine, l’occupazione femminile è ferma al 46,1%  (al sud 30,5%), contro una media europea del 58%,  e aumenta con l’avanzare dell’età delle donne. Se andiamo a guardare il tasso di presenza delle donne nei vertici delle società quotate, siamo fermi intorno al 6%. Il differenziale salariale è del 13% e sta crescendo con gli anni.
Per di più in Italia e in Europa, si nota una relazione positiva tra maternità e occupazione femminile: il tasso di natalità è più alto nelle regioni (e nei paesi) dove le donne lavorano di più.
Ed è così che i desideri dei giovani e delle donne non riescono a tradursi in realtà:

  • stanno più a lungo in casa con i genitori quando vorrebbero uscirne
  • le donne fanno meno figli quando ne vorrebbero almeno due
  • le donne sono schiacciate dai tempi di lavoro (domestico  - in media 75 minuti in più al giorno, svolgendo il 76% del lavoro familiare -  ed extrafamiliare).

Dopo i saluti della Preside, Prof. Pina Del Core, e l’introduzione della moderatrice Prof. Alessandra Smerilli, che ha presentato i dati di cui sopra, i due relatori Silvia Vacca e Johnny Dotti hanno aiutato i presenti a riflettere sulla situazione attuale e su quali potrebbero essere le vie di futuro.

Silvia Vacca, che è stata responsabile della pianificazione dell’area tecnologica dei siti olimpici per i XX Giochi Olimpici invernali di Torino del 2006 e del trasferimento di conoscenze in ambito tecnologico ai comitati olimpici di Vancouver e Pechino, ci ha raccontato della sua esperienza nella fondazione di una cooperativa che si occupa di energie rinnovabili: «Etica nel sole». Nel 2009, insieme al marito, e ad altre persone insoddisfatte del lavoro che stavano svolgendo, soprattutto per le condizioni di lavoro a cui erano sottoposti, iniziano a pensare qualcosa di nuovo: lavorare insieme nell’ambito delle energie rinnovabili per la sostenibilità del pianeta.  La relatrice sollecita i giovani presenti a guardare alle proprie motivazioni e a non accontentarsi di scelte che danno comfort, ma che nel lungo periodo lasciano insoddisfatti. 

Johnny Dotti, pedagogista e imprenditore, fondatore e presidente di «Welfare Italia Servizi», una società dedita ai servizi per le famiglie, soprattutto in ambito sanitario, fa notare che la crisi attuale può essere letta quale risultato dell’idea di crescita come espansione e di crescente individualismo, che ha contraddistinto le scelte politiche, sociali ed economiche degli ultimi quarant’anni. 
Secondo il relatore, il tempo in cui viviamo «può essere una scommessa a pensare e agire per un’economia che includa i legami e i significati, per abituarsi a fare i conti con il limite e con la fragilità. I nuovi mercati di cui dobbiamo prenderci cura sono quelli dei beni comuni: acqua, educazione, trasporti, energia, sanità troppo importanti per essere relegati alla bipartizione beni pubblici o beni privati».  In seguito, espone alcuni percorsi educativi: aiutare i ragazzi ad avere il senso del reale, e quindi favorire esperienze di manualità e di lavoro; proporre, come rito iniziatico, il Servizio Civile obbligatorio quale cura per la comunità civile, a cui tutti i giovani andrebbero educati. Riguardo al tema donna auspica che questa crisi serva anche per valorizzare le capacità femminili di accoglienza e di creazione dei legami, per creare nuovi profili manageriali, dove il comando possa esprimersi nel prendersi cura degli altri.

Nella seconda parte della mattinata, a conclusione del percorso su «Diritti umani ed educazione», Maria Grazia Caputo, Figlia di Maria Ausiliatrice, fondatrice e responsabile dell’Ufficio dei Diritti Umani dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) a Ginevra, ha illustrato il percorso e l’attività dell’Ufficio e i suoi rapporti con il Consiglio dei Diritti Umani dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

L’Ufficio nasce come scelta dell’Istituto FMA di essere presenti là dove si decidono le politiche educative e di difendere i diritti di tutti, specialmente dei giovani e dei più deboli. Nella sua mission si propone di difendere il diritto all’educazione per tutti, soprattutto per i bambini e i giovani a rischio, e lo fa attraverso azioni di advocacy e lobbying, con denunce in positivo, mostrando le buone prassi esistenti nei paesi dove è presente la Congregazione e invogliando i governi a seguire queste buone prassi. I membri dell’Ufficio partecipano attivamente alle sedute del Consiglio dei Diritti Umani e organizzano side events su temi di particolare interesse. La relazione ha fatto cogliere la complessità e e quanto lavoro richieda il cercare di tradurre in pratica i principi su cui si è tutti d’accordo.

L’attenzione e la partecipazione dei presenti nel dialogo con i relatori ha evidenziato una volta l’interesse per le tematiche svolte nei tre incontri del Corso interdisciplinare.
È importante continuare a riflettere e ipotizzare percorsi di formazione seria per preparare educatori ed educatrici capaci di contribuire a un futuro migliore per i giovani. 

 

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