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Per una antropologia cristiana interdisciplinare interculturaletorna su

«Abbiamo bisogno di acquisire delle competenze per affrontare le problematiche antropologiche attuali, per evangelizzare facendo cultura, per aiutare i giovani, curare le famiglie, la società. Il Vangelo scelto come criterio ermeneutico, non va solo accolto e custodito, ma coltivato scientificamente. Va fatto interloquire con il contesto attuale». Con queste parole, che stimolano a prendere coscienza della novità con cui si presenta oggi la questione antropologica, la Prof. Marcella Farina, Docente di Teologia fondamentale, ha proposto alcune acquisizioni e prospettive al termine del Seminario di studio Filialità. Categoria che interpella l’identità delle fma, che si è svolto dal 23 settembre al Salesianum di Roma.

Secondo la Prof. Farina, il Seminario ha avviato un processo di riflessione critica e di consapevolezza che si traduce nell’impegno di offrire un apporto specifico nell’orizzonte della nuova evangelizzazione.

«È importante - ha proseguito - continuare a studiare in modo interdisciplinare e fare in modo di intervenire nei luoghi e negli spazi, anche a livello giuridico, dove si decide, spesso sconvolgendola, l’esperienza umana». L’appello è dunque a elaborare una antropologia cristiana interdisciplinare interculturale, perché è lì che la “filialità” assume una forza profetica singolare, in quanto emerge la centralità dell’Unico, la sua prossimità-solidarietà, rivelazione dell’amore senza limiti della Trinità.

In fondo, ha concluso «la creatura umana è un mistero, non un enigma, un mistero custodito gelosamente da Dio per cui nessuna forza può eliminare il suo progetto d’amore. Su nessuna creatura si può scrivere fine, ma su tutte e ciascuna amore».

Anche Madre Yvonne Reungoat, Superiora generale dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e Vice Gran Cancelliere della Facoltà, ha auspicato che un atteggiamento costante di ricerca aiuti a lasciarsi «interpellare criticamente dalla cultura attuale, dai bisogni educativi dei giovani, delle donne, delle famiglie, vivendo l’ascolto che permette di potenziare la cultura dell’incontro a tutti i livelli».

Si tratta di fermare il processo per cui il «nostro tempo tende a smarrire la filialità: non vuole alcuna dipendenza, vuole l’autonomia più assoluta. Oggi molti genitori ed educatori, disorientati e scoraggiati sono tentati di rinunciare al compito di padri/madri; pertanto sono sempre più numerosi i bambini e i giovani che si sentono orfani». L’assunzione della dimensione filiale e fraterna apre a prospettive di gratuità, di maternità educativa, nella capacità di donarsi, di generare, di sentirsi responsabili gli uni degli altri: «la persona - ha continuato - cresce nella relazione del dono di sé e della buona reciprocità, una condizione fondamentale per costruire quel tessuto umano, senza il quale il futuro appare pieno di interrogativi e di incognite».

Sono giunti così al termine i lavori del Seminario di studio, che ha impegnato nella riflessione più di 200 partecipanti, educatrici provenienti da diversi contesti culturali, con l’obiettivo di ricomprendere la genuina identità della persona e della famiglia umana; individuare percorsi educativi che chiariscano l’essere “creature” interdipendenti e motivino il senso dell’essere generati e del generare; approfondire la dimensione della filialità che è via alla fraternità.

Il 27 settembre, con il coordinamento della Prof. Rosangela Siboldi, docente di Teologia pastorale alla Facoltà, si è svolta la sessione laboratoriale, con l’obiettivo di focalizzare l’apporto della filialità mariana nella promozione della formazione e dell’educazione evangelizzatrice nelle varie situazioni esistenziali. Le partecipanti hanno individuato alcune idee forza generatrici di un’azione formativa e pastorale qualificata e hanno cercato di tradurle in orientamenti per percorsi formativi ed educativi specifici, atti ad avviare processi in ordine allo sviluppo della personalità cristiana.

 

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